In lieve calo la dispersione scolastica.

tratto da Il Messaggero del 03/12/2011

 di ALESSANDRA MIGLIOZZI

Profumo: Non servono altre riforme

Nel 2010, secondo i dati diffusi ieri dal Censis, la percentuale dei 18-24enni che hanno smesso di studiare e hanno in tasca solo il titolo di scuola media è passata dal 19,2% al 18,8%.

ROMA – Piccoli segnali di miglioramento sul fronte della dispersione scolastica. L’obiettivo europeo di arrivare (entro il 2020) al 10% massimo di giovani che lasciano gli studi senza aver preso un diploma superiore è ancora lontanissimo. Ma qualcosa si muove: nel 2010, secondo i dati diffusi ieri dal Censis, la percentuale dei 18-24enni che hanno smesso di studiare e hanno in tasca solo il titolo di scuola media è passata dal 19,2% al 18,8%.

Ma restano ampi margini di criticità: solo il 75% dei 19enni raggiunge il diploma. Troppo pochi secondo gli standard europei. Poi ci sono casi limite, come quello della Sicilia dove i ragazzi che abbandonano presto la scuola sono il 25%. Uno su quattro. Nel Centro Italia il dato si ferma al 14,8%. A sconfortare più dei numeri sono le motivazioni: i ragazzi non credono più nella formazione come strumento per potersi aprire al mercato del lavoro. Il futuro incerto scatena il dubbio: «Chi me lo fa fare?». E il diploma si allontana. Soprattutto nelle aree di maggiore disagio. Anche per questo, ha già detto nelle sue prime dichiarazioni il ministro dell’Istruzione Francesco Profumo, «bisogna fare un’attenta riflessione sul tema della dispersione, soprattutto tenendo conto delle difficoltà delle fasce più deboli, quelle in cui convivono la povertà e l’impossibilità di portare avanti studi regolari». Che la scuola torni ad essere un «ascensore sociale» lo chiede anche la responsabile Istruzione del Pd, Francesca Puglisi.

Il sistema per migliorare, però, «non ha bisogno di nuove riforme» ha chiarito ieri il ministro Profumo davanti alla platea dei presidi dell’Associazione nazionale di categoria (Anp) riunita a Fiuggi per il suo congresso. Bisogna lavorare sulla materia prima di cui già il paese dispone con un obiettivo chiaro: «Rispondere con flessibilità e progetti educativi più personalizzati alle esigenze degli studenti». Il «rilancio e la promozione del sistema dell’istruzione e della ricerca sono fondamentali- ha chiarito il ministro- per il riscatto del paese e per garantire un futuro ai nostri giovani, verso i quali abbiamo precise responsabilità».

L’Italia è «in difficoltà», ma non deve rinunciare a «ragionare su una nuova fase» di cui Profumo, davanti ai presidi, ha cominciato a delineare i contorni anticipando apertamente, per la prima volta, le sue idee programmatiche. Bisognerà avere «particolare attenzione sul fronte della spesa», ma senza rinunciare a lavorare ad aspetti come la valutazione del sistema. Bisogna guardare «ai risultati», anticipa Profumo. Le scuole potranno autovalutarsi ma dovranno anche essere valutate dall’esterno «per consentirci di riflettere sulla reale efficacia del lavoro di didattica».

Dovrà essere ripensato il reclutamento dei docenti «con modalità che garantiscano procedure snelle, trasparenti e definite, per permettere una immissione periodica certa e dare opportunità concrete ai docenti che escono dai nuovi percorsi di formazione universitaria senza creare nuovo precariato». Mentre va chiuso «nei tempi» il concorso per presidi per coprire «le oltre 2mila sedi già vacanti». Profumo pensa anche ad una governance nuova per le scuole che non faccia perno solo sulla figura del dirigente scolastico. Infine le risorse: le scuole dovranno avere certezza «dall’inizio dell’anno» su quanti fondi potranno avere per «realizzare a pieno l’offerta formativa».

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