La Camera ha approvato il decreto per il sostegno al sistema creditizio del Mezzogiorno e per la realizzazione di una banca d’investimento.
La complessa operazione finanziaria è volta a consentire la promozione di attività finanziarie e di investimento, anche mediante l’acquisizione di partecipazioni al capitale di banche e società finanziarie, a sostegno delle imprese e dell’occupazione anche nel Mezzogiorno.
Più in generale, come si legge nella relazione introduttiva al disegno di legge, “alla luce delle recenti evoluzioni e situazioni di crisi”, si rendono necessari tutti quegli interventi che possano contribuire a ridurre il divario di sviluppo economico tra il Mezzogiorno e le regioni dell’Italia centrale e settentrionale.
Le misure del provvedimento in esame, come indicato dal Governo, si inseriscono tra l’altro anche nell’azione di rilancio della Banca Popolare di Bari (BPB), indispensabile per accompagnarla fuori dalla crisi che sta attraversando.
In conseguenza della procedura di amministrazione straordinaria, cui è stata sottoposta la Banca Popolare di Bari lo scorso 13 dicembre da parte della Banca d’Italia, il Governo è intervenuto con questo provvedimento d’urgenza per assumere tutte le iniziative necessarie a garantire la piena tutela degli interessi dei risparmiatori e a rafforzare il sistema creditizio a beneficio del sistema produttivo del Sud.
Le ricadute del dissesto sarebbero infatti assai rilevanti, sia sul tessuto economico sia sul risparmio locale, e l’impatto su famiglie e imprese sarebbe considerevole. Altrettanto rilevante sarebbero le ricadute sul piano occupazionale, considerati gli oltre 3.000 dipendenti dell’istituto. Con questo intervento si intende garantire la fiducia dei depositanti evitando che la crisi della BPB, inneschi un effetto contagio su altre piccole banche locali con pericolose conseguenze sulla stabilità del sistema finanziario nazionale e ricadute sull’economia reale.
Infatti nessuna banca medio-grande può fallire senza creare seri problemi a risparmiatori, imprese, altri istituti di credito e persino al debito sovrano. Appare dunque ragionevole e necessario salvare la Popolare di Bari.
Come ha osservato il relatore Claudio Mancini (PD) c’è un dato di fondo che emerge dal lavoro fatto in Parlamento: “cioè che si può contemporaneamente chiudere e affrontare una vicenda negativa del sistema bancario italiano e metterla alla base di un progetto che con la Banca del Mezzogiorno possa essere un progetto di sviluppo e crescita per il nostro Mezzogiorno”.
Ricapitalizzazione della Banca del Mezzogiorno – Mediocredito Centrale
L’articolo 1, comma 1, dispone che siano assegnati in favore di Invitalia (Agenzia Nazionale per l’attrazione investimenti e lo sviluppo d’impresa S.p.A.) uno o più contributi in conto capitale, fino all’importo complessivo massimo di 900 milioni di euro per l’anno 2020, interamente finalizzati al rafforzamento patrimoniale, mediante versamenti in conto capitale, a favore della società Banca del Mezzogiorno – Mediocredito Centrale S.p.A. (MCC).
La finalità dell’operazione è consentire alla Banca del Mezzogiorno – MCC di promuovere, “secondo logiche, criteri e condizioni di mercato”, lo sviluppo di attività finanziarie e di investimento, anche a sostegno delle imprese e dell’occupazione nel Mezzogiorno, da realizzarsi con operazioni finanziarie, anche mediante il ricorso all’acquisizione di partecipazioni al capitale di banche e società finanziarie, di norma società per azioni, e nella prospettiva di ulteriori possibili operazioni di razionalizzazione di tali partecipazioni.
Nel corso dell’esame parlamentare, in sede referente, è stato aggiunto il nuovo comma 1- bis, che impone alla Banca del Mezzogiorno, ovvero alla società da costituire (di cui al comma 2), di riferire su base quadrimestrale alle Commissioni competenti di Camera e Senato sull’andamento delle operazioni finanziarie effettuate, anche con riferimento ai profili finanziari, e sugli andamenti dei livelli occupazionali, nonché di presentare alle Camere, entro il 31 gennaio di ciascun anno, a partire dal 2021, una relazione annuale sulle operazioni finanziarie realizzate nel corso dell’anno precedente. Al momento dell’eventuale costituzione della società, il Ministero dell’economia e delle finanze riferisce al Parlamento sulle scelte operate, le azioni conseguenti e i programmi previsti.
Il comunicato stampa relativo al consiglio dei Ministri del 13 dicembre 2019, nel corso quale è stato varato il provvedimento in esame, ha annunciato che, in base al decreto-legge, verrà disposto un aumento di capitale che consentirà a MCC, insieme con il Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi (FITD) e ad eventuali altri investitori, di partecipare al rilancio della Banca Popolare di Bari (BPB), che venerdì 13 dicembre è stata sottoposta alla procedura di Amministrazione Straordinaria da parte della Banca d’Italia.
Al riguardo, nel corso dell’audizione svolta presso la Commissione Finanze della Camera il 9 gennaio scorso, Mediocredito Centrale (MCC) ha riferito che l’intervento pubblico è stato affiancato da un intervento privato: il FITD ha infatti disposto, il 31 dicembre 2019, un’iniezione di capitale di 310 milioni, con l’impegno ad un ulteriore intervento nel capitale della banca fino a un ammontare massimo complessivo di 700 milioni.
A seguito delle negoziazioni avviate fin da subito dagli amministratori straordinari della Banca Popolare di Bari con Mediocredito Centrale e con il Fondo interbancario di tutela dei depositi, alla fine dello scorso anno sono state assunte coerenti deliberazioni che hanno posto in sicurezza la banca e costituiscono il presupposto per procedere nella realizzazione di un progetto strategico di ristrutturazione e rilancio della Banca Popolare di Bari. Questo progetto prevede a regime la trasformazione della banca in una società per azioni, con la copertura delle perdite che emergeranno a seguito delle valutazioni condotte dai commissari e la contestuale ricapitalizzazione della banca da parte di Mediocredito Centrale, del Fondo interbancario di tutela dei depositi e di altri investitori privati che potranno auspicabilmente essere individuati. L’accordo quadro contiene, tra l’altro, come ha ricordato il relatore Claudio Mancini (PD), le linee strategiche del piano industriale per il rilancio della banca pugliese, il recupero del suo equilibrio economico e patrimoniale e l’assunzione da parte della stessa di un ruolo centrale nel finanziamento dell’economia del Mezzogiorno.
Una nuova società a cui assegnare attività e partecipazioni acquisite
Il comma 2 dell’articolo 1 prevede la possibilità che, a seguito delle operazioni realizzate dal MCC, possa essere disposta la scissione di Banca del Mezzogiorno – Mediocredito Centrale S.p.A. e la costituzione di una nuova società, alla quale sono assegnate le attività e partecipazioni acquisite da banche e società finanziarie. Le azioni rappresentative dell’intero capitale sociale della società così costituita sono attribuite, senza corrispettivo, al Ministero dell’economia e delle finanze (MEF).
Tale possibilità, come ha sottolineato il relatore Mancini (PD), si riferisce all’eventualità in cui sorgano esigenze di razionalizzazione dell’assetto operativo e organizzativo del Mediocredito Centrale, al momento non escludibili.
I commi 3 e 4 escludono l’applicazione alla nuova società del Testo Unico sulle società a partecipazione pubblica, di cui al D.Lgs. n. 175 del 2016; affidano la nomina del consiglio di amministrazione al Ministro dell’economia delle finanze, di concerto con il Ministro dello Sviluppo economico; infine esentano da ogni imposta tutti gli atti e le operazioni poste in essere per l’operazione.
Con un emendamento, approvato in Commissione, è stato specificato che per gli amministratori resta ferma la disciplina in materia di requisiti di onorabilità, professionalità e autonomia prevista dal Testo unico bancario.
Il comma 5 consente di riversare, previa quantificazione da parte del MEF, le risorse stanziate per l’intervento e non effettivamente utilizzate al bilancio dello Stato, con successiva riassegnazione al capitolo di spesa di provenienza.
L’articolo 2 provvede agli oneri del provvedimento, pari a 900 milioni di euro per l’anno 2020, mediante l’utilizzo delle risorse iscritte in bilancio destinate alla partecipazione al capitale di fondi internazionali.
L’articolo 3 dispone che il decreto-legge entri in vigore il 17 dicembre 2019, giorno successivo alla sua pubblicazione in Gazzetta Ufficiale (avvenuta nella G.U. Serie Generale n. 294 del 16 dicembre 2019).