tratto da Liberal del 16 novembre 2011
di Luigi Accattoli
Perchè gli uomini di Chiesa appoggiano il progetto di “larghe intese”su cui si sta formando il governo Monti? L’appoggio è stato affermato da Avvenire e dall’agenzia Sir, che interpretano l’orientamento del vertice dell’episcopato ma è stato dichiarato anche da una nota dei partecipanti al “Forum” di Todi, che invece tengono d’occhio la galassia delle associazioni. Dalle parole con cui questi appelli sono stati formulati si coglie bene che il favore degli ambienti ecclesiali per il metodo delle larghe intese non è puramente occasionale ma – si direbbe – permanente, o comunque già maturato lungo gli ultimi mesi. «Il Paese ha bisogno di riconquistare la sua credibilità fortemente compromessa sui mercati in Europa e nel mondo.
Operazione che non può passare attraverso le elezioni anticipate ma dal sostegno convinto a un governo di responsabilità nazionale che si faccia carico delle drammatiche emergenze del Paese»: così affermava una “nota” del “Forum” delle Persone e delle Associazioni di ispirazione Cattolica nel mondo del lavoro pubblicata giovedì della scorsa settimana, due giorni dopo della salita del premier al Quirinale dove si era impegnato a dimettersi appena approvata la legge di stabilità. È lo stesso “Forum”del seminario di Todi dello scorso 18 ottobre (promosso da CISL, Confartigianato, Confcooperative, MCL, Compagnia delle Opere, Coldiretti, ACLI), che già allora aveva auspicato – in finale e per bocca del segretario della Cisl, incaricato di parlare a nome di tutti – la formazione di “un governo più forte” che nasca da “un accordo tra le principali forze su alcuni punti essenziali per il Paese”. Torniamo alla scorsa settimana e al giorno stesso dei 308 voti ottenuti dal rendiconto del Governo e della salita di Berlusconi al Quirinale: a commento di quel gesto Avvenire del 9 ottobre con un editoriale del direttore Marco Tarquinio afferma che «ciascuna delle grandi forze politiche, nessuna esclusa, è chiamata a dimostrare di essere in grado di contribuire a dare risposta all’incalzante emergenza economico- finanziaria». Una risposta – chiariva ancora – «che certamente non coincide con la fuga verso le urne anticipate», ma che «può condurre a valorizzare le migliori risorse politiche e intellettuali disponibili per una straordinaria e concertata azione di governo». A consultazioni avviate da parte del presidente del Consiglio designato Monti, l’agenzia Sir riprendeva alcune frasi delle dichiarazioni venute domenica dal presidente Napolitano – che aveva parlato di “bene comune”- e da Monti, che nel saluto ai giornalisti aveva usato le parole “servizio” e “responsabilità”; e ne traeva buoni auspici: «Quelle parole possono dettare il tono di un passaggio complesso, non facile, ma che sembra avviarsi a una conclusione serena». Che è quella di “varare il nuovo Governo e il suo programma, garantendogli il necessario, largo consenso parlamentare”. Avvenire e il Sir – dicevamo – interpretano gli umori del vertice episcopale. E infatti quei loro commenti di giornata paiono perfettamente coincidenti con le parole pronunciate il 26 settembre dal cardinale Angelo Bagnasco: «Quando le congiunture si rivelano oggettivamente gravi, e sono rese ancor più complicate da dinamiche e rapporti cristallizzati e insolubili, tanto da inibire seriamente il bene generale, allora non ci sono né vincitori né vinti: ognuno è chiamato a comportamenti responsabili e nobili. La storia ne darà atto». Sia il “passo indietro” di Berlusconi, sia la gravosa responsabilità di una convergenza tra diversi possono essere compresi tra i “comportamenti responsabili e nobili” auspicati allora dal presidente dei vescovi. Era da tempo – dunque – che gli ambienti ecclesiali e associativi preparavamo l’attuale assunzione di responsabilità. Intendo dire che gli uomini di Chiesa e i leaders dell’associazionismo a ispirazione cristiana condividono la convinzione di Napolitano che esorta tutti a un impegno convergente ma l’accompagnano con proprie motivazioni che vanno oltre la stagione drammatica che stiamo vivendo e pescano in profondo nell’istinto tipicamente cattolico a perseguire soluzioni mediane e di largo consenso. Innanzitutto sta il fatto che una larga intesa non divide i cattolici appartenenti a diversi schieramenti ma – quasi miracolosamente – li riunisce. Essa comporta inoltre una specie di armistizio ideologico che concentra lo sforzo sull’emergenza economica e lascia in secondo piano le questioni dirompenti che sono proprie delle proposte legislative a prevalente contenuto etico. Ci sono dunque buoni motivi per ritenere i cattolici di tutti gli schieramenti come i più sinceri nel favorire il conseguimento e la tenuta della larga intesa che il senatore e professore Mario Monti sta ora tessendo. www.luigiaccattoli.it