L’inarrestabile ricerca del profitto finanziario e la sublimazione del conseguimento dell’interesse personale hanno evidenziato un “deficit morale” che oggi va assolutamente colmato.
La crisi che ne è scaturita, facendo emergere i limiti di una finanza fine a se stessa, lontana dall’uomo e dai suoi valori, invita a considerare l’etica come il perno dei comportamenti in campo economico-finanziario.
In un delicato momento storico, come quello attuale, in cui è difficile avere un’economia globale forte se una parte del mondo produce più di quanto consuma e un’altra parte consuma più di quello che produce, la finanza etica non rappresenta solo un’alternativa al sistema finanziario tradizionale, ma si pone come attivatore di sviluppo a supporto delle imprese.
La mission della finanza etica, è bene ricordarlo, non è fondata su atti di beneficenza, gesti di bontà ed iniziative di solidarietà, ma sull’agire in campo economico secondo i principi etici e di sviluppo sostenibile per una società più equa. L’investimento socialmente utile non è la donazione di parte dei profitti, ma un vero e proprio prestito, che tiene conto del binomio rischio-rendimento, ma che è altresì a disposizione di progetti in cui si riflettono i valori della responsabilità sociale e ambientale. Bisogna superare le barriere innalzate dalla finanza mondiale che, attraverso una complessa e fitta rete di operazioni speculative, ha reciso ogni legame con l’economia reale e causato nuovi e maggiori costi a carico dei cittadini.
La mancanza o la scarsa trasparenza palesata dagli operatori economici, l’esistenza di una forte asimmetria informativa sul mercato ed il ripetersi di attività moralmente esecrabili non hanno fatto altro che peggiorare la situazione, enfatizzando gli effetti negativi della finanziarizzazione dell’economia. La trasparenza, in qualità di strumento di contenimento degli oneri per la clientela, accresce la concorrenza e la reputazione.
Pe questo occorre ricucire lo scollamento tra la finanza e l’economia reale, mediante una serie oculata di scelte consapevoli da parte di imprese, intermediari finanziari e consumatori, condizione questa indispensabile per invertire la rotta sin qui seguita.
La finanza etica deve essere messa nelle condizioni di diventare una potente leva culturale in grado di modificare non solo l’attuale sistema economico, ma anche, e soprattutto, le abitudini, gli usi, le consuetudini e dunque lo stile di vita di tutti noi.
Nunzio Bevilacqua, www.rimontiamolitalia2013.it. Avvocato, giornalista pubblicista , esperto economico . E’ direttore della Rivista Giuridica “Notarilia”, coordinatore scientifico della Rivista Economica “Tempo Finanziario”, Vice Presidente della “Fondazione Atlante” per l’etica in economia e Componente del Direttivo dell’Associazione Nazionale per lo Studio dei Problemi del Credito (ANSPC).