Lo schema della proposta
Grazie alle elezioni regionali in Lombardia, Lazio e Molise sono aumentate le probabilità che si faccia la
riforma elettorale. La data del voto è ilIO Marzo. Se per allora sarà stata approvata una nuova legge elettorale il presidente Napolitano ha fatto capire che sarà possibile votare contemporaneamente
per il rinnovo del Parlamento. Questo crea nuovi incentivi e nuovi rischi per Pd e Pdl. L’accorpamento
di elezioni regionali e politiche è una priorità peril partito di Alfano.
Infatti una sua probabile sconfitta in Lombardia e Lazio avrebbesenza dubbio ripercussioni pesantemente negative sul risultato delle politiche. Ma perché ci sia l’accorpamento ci vuole la riforma. Se qualcuno dentro al Pdl pensava che in fondo si sarebbe potuto votare anche con il cosidetto porcellum adesso deve rifare i conti perché è cresciuto di molto il costo di una mancata riforma.
Senza la spada di Damocle delle elezioni regionali il Pdl aveva un potere negoziale maggiore. Forse sarebbe riuscito a far accettare al Pd una soluzione che non gli “regalasse” troppi seggi di premio. Adesso è più difficile. È Il partito di Bersani ora a trovarsi in una posizione più favorevole. Insomma la partita è ancora più complicata di prima. Ma sarebbe comunque molto rischioso per il Pd non fare un accordo e apparire come il difensore del tanto demonizzato porcellum. Per questo è probabile, anche se non è affatto
certo, che la riforma si farà.
Quale riforma? Domani si torna a discuterne in Senato. Il nodo più complicato è il premio di maggioranza. Sul tavolo ci sono dueopzioni il “premio Calderoli” e il “premio D’Alimonte”. Il funzionamento del premio Calderoli alla Camera è spiegato nella tabella in pagina. Pervalutarne la consistenza effettivabasta confrontare la prima e l’ultima colonna. La prima indica i seggi senza premio, la seconda quelli con il premio. Come si può vedere, esso varia a seconda della percentuale di voti presi dal partito o dalla coalizione più votati, ed è calcolato sulla base dei seggi spettanti a chi arriva primo. Sotto il 30% dei voti
nonc’èpremio. Tra il 30 eil34% dei voti il premio corrisponde al 22,5% dei seggi ottenuti dal vincente dopo la prima attribuzione proporzionale. Tra il 35 e il 39% dei voti i seggi di premio sono il 27,5%. Tra il 40 e il 45% sono il 35%, ma con un tetto che non consente di superare il 54% dei seggi totali, cioè 340. Il premio
proposto dal sottoscritto invece è variabile sopra la soglia del 40% dei voti, ma è fisso sotto tale soglia.Achi arriva primo con almeno il 40% si garantisce il 54%dei seggi totali. Sotto questa soglia chi arriva primo prende in ogni caso 62 seggi in più, il 10% dei seggi della Camera, tolti i 12della circoscrizione estero
e quello della Valle d’Aosta.
I due premi funzionano nello stesso modo nella fascia che sta sopra il 40% dei voti e in quella che sta tra il 35 e il 39%. Infatti nel primo caso i seggi di premio sono sempre tali da garantire al vincente 340 seggi. Nella fascia 35-39 le differenze sono minime.
il “premio D’Alimonte” è il 10% , mentre quello Calderoli è compreso tra il9 e ilIO. La vera differenza è nella fascia da 30 a 34 e sotto il 30. Infatti sotto il 30% il “premio Calderoli” non prevede niente mentre quello del sottoscritto è sempre il 10%. Tra il 30 e il 34% dei voti il “premioCalderoli” è pari al60 a17%
contro il 10%. La differenza è circa una ventina di deputati.
Posto che il premio Calderoli sia accettato dal Pdl, cosa di cui non si ha ancora notizia certa, bisogna vedere se va bene al Pd. Per il partito di Bersani si tratta di una scelta delicata. Oggi isondaggi lo danno a132% circa, con Sei arriverebbe intorno al 38%. Aggiungendo a questa percentuale il premio Calderoli
avrebbe alla Camera 299 seggi, cioè il 47% dei seggi totali. Con un po’ di voti dispersi (si veda il Sole del 14 ottobre) potrebbe forse arrivare alla maggioranza assoluta. Ma se anche non fosse così ci andrebbe molto vicino. Quindi con il 38% dei voti il premio Calderoli sarebbe accettabile per il Pd. Maè sicuro
il Pd di arrivare a quella cifra? I dati di oggi scontano l’effetto-primarie. Ma durerà questo effetto? E se non durasse e i consensi tornassero sui valori di qualche mese fa, cioè intorno al 27-28%? Allora il premio Calderoli potrebbe non essere più il9 o 10% ma solo il6 o 7%, cioè quello previsto per la fascia 30-34. In questo caso sarebbe meglio per il Pd il premio fisso o una rimodulazione delle fasce in modo da poter avere un premio più consistente anche con un po’ meno voti. Questo è il terreno della trattativa. Ma sulla sua conclusione pende l’esito delle primarie del centrosinistra.
Sarebbe sorprendente se in Senato si trovasse un accordo la prossima settimana nel caso in cui questa sera dalle urne non uscisse un vincitore.
Roberto D’Alimonte, Il Sole 24 Ore