Commissione Europea – Relazione annuale dell’UE sui diritti umani per il 2008

relazioneOgni anno la Commissione europea e il Segretariato del Consiglio predispongono una relazione sui diritti umani nel mondo, che viene esaminata dal Consiglio e dal Parlamento europeo. La decima è stata presentata il 27 novembre 2008 e copre il periodo dal 1° luglio 2007 al 30 giugno 2008.

L’obiettivo di tale relazione è duplice: da un lato, esporre come i principi fondamentali si traducano nelle politiche dell’UE; dall’altro, individuare i settori in cui è necessario migliorare l’intervento comunitario. La relazione fornisce una panoramica delle politiche e delle azioni dell’Unione europea nel settore dei diritti umani, nei confronti di paesi terzi, nell’ambito di organi multilaterali e riguardo a temi specifici, concentrandosi sulle questioni per cui l’azione dell’UE è stata maggiormente significativa. Come ricordato nella relazione, nel corso del tempo l’UE ha sviluppato un’ampia gamma di strumenti finalizzati alla promozione del rispetto dei diritti umani in tutto il mondo: fino ad oggi ha elaborato sei serie di orientamenti sulle principali tematiche (pena di morte, tortura, dialoghi con i paesi terzi in materia di diritti umani, bambini e conflitti armati, difensori dei diritti umani e, l’anno scorso, diritti dei bambini), cui dà attuazione con azioni specifiche; intraprende iniziative diplomatiche là dove i diritti umani vengono violati; si impegna in dialoghi politici, o specificamente connessi ai diritti umani, con numerosi paesi terzi o organizzazioni regionali, tra i quali Cina, Iran, stati dell’Asia centrale, Unione africana e Federazione russa; finanzia progetti della società civile attraverso lo strumento europeo per la democrazia e i diritti umani (EIDHR).

I PRINCIPALI RISULTATI

Nella relazione sono inoltre segnalati i vari progressi in materia di diritti umani compiuti nei dodici mesi di riferimento:

 

  • · la pena di morte segna un contenuto regresso: il Ruanda e l’Uzbekistan hanno abolito la pena capitale, portando così a 135 il numero degli Stati che hanno proceduto all’abolizione. Nel documento a questo proposito viene richiamata la relazione per il 2007 di Amnesty International, secondo la quale in tale anno sono state giustiziate almeno 1.252 persone in 24 paesi e almeno 3.347 persone sono state condannate a morte in 51 paesi. Nel 2007 l’88% delle esecuzioni di cui si è a conoscenza ha avuto luogo in cinque paesi: Cina (almeno 470), Iran (almeno 317), Arabia Saudita (almeno 143), Pakistan (almeno 135) e USA (42). Secondo la relazione per il 2006, in tale anno erano state giustiziate in tutto il mondo almeno 1591 persone e almeno 3861 persone sono state condannate a morte in 55 paesi. Gran parte delle esecuzioni di cui si è a conoscenza avevano avuto luogo in Cina (almeno 1010 esecuzioni). L’Iran registrava almeno 177 esecuzioni, seguito dal Pakistan con 82, dall’Iraq e dal Sudan ciascuno con almeno 65, e dagli Stati Uniti con 53. La relazione segnala che l’UE ha condotto un’azione sostenuta in materia, contribuendo alla realizzazione di progressi nell’abolizione della pena di morte in tutto il mondo. Oltre alle iniziative regolari e alle dichiarazioni pubbliche, l’UE ha fatto campagna alle Nazioni Unite ed ha ottenuto l’approvazione, da parte dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite in seduta plenaria, di una risoluzione a favore di una moratoria sul ricorso alla pena di morte. La risoluzione, presentata dall’UE, è stata adottata con un’ampia maggioranza nonostante la campagna contraria condotta da una cinquantina di Stati. Iniziative specifiche consistenti nel sollevare la questione della pena di morte sono state intraprese in 48 paesi nel corso del 2008.

 

  • · Gli Stati Membri dell’Ue hanno patrocinato presso il Consiglio dei Diritti Umani, nel giugno 2008, una risoluzione sulla tortura e i maltrattamenti che, tra le altre cose, ha prorogato il mandato del relatore speciale delle Nazioni Unite sulla tortura per un ulteriore periodo di tre anni. La relazione sottolinea inoltre la necessità per l’UE di elaborare un approccio più efficace e integrato in materia, sollevando la questione con maggiore costanza con i Paesi terzi e migliorando la cooperazione con l’ONU.

 

  • · Anche per quanto riguarda la giustizia internazionale, si stanno compiendo progressi: nel documento si sottolinea che gli arresti di Jean Pierre-Bemba e Radovan Karadžić e l’incriminazione da parte della Corte penale internazionale di Thomas Lubanga, Germain Katanga e Mathieu Ngudjolo, ex signori della guerra della Repubblica democratica del Congo accusati di crimini di guerra e di crimini contro l’umanità, rappresentano un significativo passo avanti verso la cessazione dell’impunita per le massicce violazioni dei diritti umani. Come segnalato dalla relazione, l’Unione europea appoggia l’operato della Corte penale internazionale;

 

  • · l’azione dell’UE in materia di diritti umani viene costantemente rafforzata. Nel documento si afferma che l’UE interviene ovunque sia possibile, in base ai propri orientamenti, con iniziative o dichiarazioni diplomatiche nei casi di condanna a morte, tortura o incarcerazione per opinioni o convinzioni personali o di minacce. L’UE presta particolare attenzione alla promozione dei diritti dei bambini ed estenderà prossimamente il raggio della propria azione alla situazione delle donne vittime di violenza;

 

  • · l’integrazione dei diritti umani nelle politiche dell’UE ha registrato sostanziali progressi, soprattutto nell’ambito della politica europea in materia di sicurezza e di difesa. Nel partecipare alla gestione delle crisi l’UE promuove i diritti umani. Ne tiene attivamente conto quando pianifica, conduce e valuta le operazioni PESD. Ad alcune di tali missioni partecipano esperti competenti in materia di diritti delle donne o per la situazione dei bambini coinvolti nei conflitti armati;

 

  • · da quando tale figura è stata creata nel dicembre 2004, la relazione segnala che il Rappresentante personale per i diritti umani del Segretario Generale/Alto Rappresentante ha innalzato il profilo della questione in seno all’UE e ha rafforzato la visibilità dell’azione dell’Unione europea sul rispetto dei diritti umani nel mondo;

 

  • · oltre ad intervenire d’urgenza, se necessario, per prevenire le violazioni dei diritti umani, l’Unione europea intende privilegiare il dialogoe lacooperazione. Cerca di mantenere una stretta collaborazione con le organizzazioni della società civile. E’ attualmente impegnata in dialoghi e consultazioni sui diritti umani con oltre trenta paesi terzi dei cinque continenti, che stanno rapidamente aumentando per numero a dimostrazione dell’importanza sempre maggiore che essa attribuisce ai diritti umani nelle relazioni internazionali. Oltre ai programmi di cooperazione gestiti dagli Stati membri, la Commissione ha rafforzato il suo strumento europeo per la democrazia e i diritti umani, il cui bilancio annuale ammonta ormai a quasi 140 milioni di euro;

 

  • · nel giugno 2008 il Consiglio europeo ha adottato orientamenti sui diritti del bambino, in particolare dei bambini coinvolti in conflitti armati. Le conclusioni riaffermano la necessita di un approccio globale per i diritti dei bambini coinvolti in conflitti armati che abbracci la sicurezza, lo sviluppo e i diritti umani. Inoltre, nel 2008, dieci anni dopo l’adozione dei primi orientamenti tematici e nel contesto del 60° anniversario della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo, l’UE ha deciso di procedere all’aggiornamento dell’insieme degli orientamenti.

 

LA SITUAZIONE NEI PAESI TERZI

La relazione si sofferma in particolare sulla situazione di alcune aree geografiche e paesi.

 

  • · La situazione in Russia è stata oggetto del sesto e settimo ciclo di consultazioni svoltesi nell’ottobre 2007 e nell’aprile 2008. In quelle occasioni l’Unione europea ha sollevato varie questioni che la preoccupano, con particolare riguardo alla libertà dei media, alla libertà di espressione di riunione, specie con riferimento alle recenti elezioni parlamentari e presidenziali, ai diritti delle minoranze e alla lotta al razzismo. La relazione sottolinea che l’UE ha insistito perché alle consultazioni fossero associate le ONG. Tale decisione non è stata tuttavia gradita dalle autorità russe che hanno rifiutato di partecipare alle tavole rotonde. In particolare, la relazione sottolinea che l’UE è fortemente preoccupata per il “deterioramento della situazione dei diritti umani”, denunciando vari casi di brutalità da parte della polizia, il ricorso sproporzionato alla forza e agli arresti arbitrari nei confronti di raduni dell’opposizione. Viene poi evidenziato il controllo governativo sui mezzi di comunicazione, in particolare sulla televisione, che pregiudicano la parità di accesso per l’opposizione. Vengono sottolineati inoltre i pericoli cui sono esposti i giornalisti, per cui risultano irrisolte quasi tutte le uccisioni di giornalisti verificatesi nel paese, e il ricorso a maltrattamenti e torture nell’ambito di strutture finalizzate alla lotta all’estremismo, con condizioni carcerarie estremamente aspre. Rimane poi preoccupante la situazione dei diritti umani nel Caucaso settentrionale, nonostante il miglioramento della situazione in Cecenia.

 

  • · Forti preoccupazioni vengono espresse anche con riferimento alla situazione in Turkmenistan e in Uzbekistan, con riferimento alla libertà di associazione e di riunione, di espressione, all’indipendenza del potere giudiziario, alle condizioni carcerarie.

 

  • · La situazione in materia di diritti umani in Bielorussia continua ad essere carente, precludendo in tal modo la piena partecipazione del paese alla Politica europea di vicinato. L’Unione rimane disposta ad impegnarsi con la Bielorussia, anche attraverso la PEV, non appena il paese avrà intrapreso passi concreti verso la democratizzazione, il rispetto dei diritti umani e dello stato di diritto.

 

  • · Quanto alla Cina, l’UE si è dichiarata particolarmente preoccupata per le continue restrizioni alla libertà di espressione, anche per quanto riguarda la stampa e Internet, e per la situazione dei difensori dei diritti umani e degli attivisti. La relazione ricorda che nei due cicli di dialogo svoltisi nell’ottobre 2007 e nel maggio 2008 l’UE aveva in particolare insistito sulla riforma dell’ordinamento giudiziario penale, la libertà di espressione, la libertà di religione in Tibet e i diritti dei lavoratori. La parte cinese ha fornito risposte concrete sul Patto internazionale relativo ai diritti civili e politici (ICCPR), la pena di morte, la tortura, la libertà di parola e la cooperazione nelle sedi ONU. In uno scambio che ha stimolato la più accesa discussione della sessione, l’UE e la Cina hanno discusso di libertà religiosa in Tibet e, in particolare, delle nuove misure che hanno inasprito il controllo dello Stato sull’approvazione dei lama reincarnati.

 

  • · In Iran hanno continuato a verificarsi gravi violazioni dei diritti umani. Non si sono registrati progressi nei principali settori che destano preoccupazione nell’UE dall’ultima relazione annuale e per molti versi la situazione è peggiorata. Il ricorso alla pena di morte, anche per i minori, è aumentato in modo allarmante. La liberta di espressione e fortemente limitata. Il trattamento che l’Iran riserva alle minoranze religiose e etniche e motivo di costante preoccupazione per l’UE. Frequenti sono le segnalazioni di casi di tortura. L’UE inoltre manifesta la propria inquietudine per l’esame del progetto di codice penale in corso, alcune parti del quale violano palesemente gli impegni assunti, come l’introduzione della pena di morte d’ufficio per reati di apostasia, eresia e stregoneria.

 

  • · In Siria la situazione resta nell’insieme insoddisfacente, a causa della forza dei servizi di sicurezza e dell’assenza di una società civile solida. In teoria, la costituzione siriana garantisce i principali diritti politici, civili e sociali; tuttavia la legge d’emergenza ne impedisce di fatto l’esercizio. Nel dicembre 2007 e gennaio 2008 i servizi di sicurezza dello Stato siriano hanno lanciato una serie di arresti di attivisti politici per tutto il paese. I sospetti posso essere detenuti senza accusa o processo per lunghi periodi. Non vi sono strumenti di ricorso contro un arresto illegale. Secondo avvocati, difensori dei diritti umani e ex detenuti, la tortura continua ad essere praticata specialmente durante gli interrogatori. Le promesse di maggiore liberta politica, quali la mitigazione della legge d’emergenza, la concessione della cittadinanza alle popolazioni curde apolidi o l’adozione di una legge sul multipartitismo non si sono tradotte in azioni concrete. Le autorità siriane sono per tradizione restie a discutere questioni legate ai diritti umani con interlocutori esterni, inclusa l’UE. Esse invocano la sovranità nazionale e la mancanza di un quadro istituzionale adeguato quale l’accordo di associazione UE-Siria. Tuttavia, ai rappresentanti dell’UE viene accordato un accesso regolare ai processi celebrati dinanzi all’Alta corte per la sicurezza dello Stato, al tribunale militare ed al tribunale penale.

 

  • · La situazione dei diritti umani in Libia continua a essere motivo di grave preoccupazione. L’UE constata una serie di ostacoli ai diritti politici e civili, in particolare alla liberta di espressione, stampa e associazione. I partiti politici sono vietati; il sistema giudiziario e ben lungi dall’essere indipendente da condizionamenti politici. Arresti arbitrari, tortura e esecuzioni capitali sono prassi ricorrente. Dopo l’esito positivo del caso del personale medico bulgaro e palestinese nell’estate 2007, l’UE ha aperto negoziati con la Libia in vista della conclusione di un accordo quadro.

 

  • · In seguito all’adozione, nel gennaio 2008, di una risoluzione del Parlamento europeo critica sulla situazione dei diritti umani in Egitto, il governo egiziano ha annullato la riunione del sottocomitato politico prevista poco dopo. La prima riunione del sottocomitato sulle questioni politiche si è tenuta soltanto nel giugno 2008. Questo dialogo ha permesso ad ambo le parti di discutere di questioni inerenti ai diritti umani in modo costruttivo e aperto. L’UE ha espresso preoccupazione per il fatto che il Parlamento egiziano abbia votato la proroga dello stato di emergenza, in vigore da svariati decenni, fino al 31 maggio 2010, o fino al varo della legislazione antiterrorismo. L’UE auspica che venga revocato. L’UE è profondamente preoccupata per la tendenza a continui arresti e perseguimenti di oppositori politici, compresi i membri dei Fratelli musulmani. Anche il ricorso al tribunale militare per giudicare cause riguardanti civili e motivo di preoccupazione.

 

  • · La relazione segnala poi che a Gaza, la tutela dei diritti umani e delle libertà fondamentali hanno subito un arretramento nelle prime settimane che hanno seguito la presa di controllo da parte di Hamas. Sono stati documentati casi di arresti arbitrari, di tortura e persino di morti in prigione, anche se sembra che di recente si siano verificati miglioramenti. La libertà di stampa è stata limitata, e sono aumentati i casi di molestie nei confronti di giornalisti. Tutte le stazioni radio e TV di Fatah sono stati chiuse. Chiuse anche varie ONG.

 

  • · Peraltro anche in Cisgiordania sono stati segnalati numerosi casi di tortura da parte dei servizi di sicurezza palestinesi. Vari giornalisti sono stati oggetto di intimidazione. Le forze di sicurezza hanno effettuato centinaia di arresti senza mandato. L’Autorità palestinese ha chiuso più di 100 enti caritatevoli nel settembre 2007.

 

  • · Violazioni importanti dei diritti umani sono state commesse a Gaza e in Cisgiordania anche da Israele durante il periodo in esame. In Cisgiordania continuano le attività di insediamento considerate illegali a norma del diritto internazionale. La costruzione in corso della barriera di separazione all’interno della Cisgiordania mette a repentaglio i diritti fondamentali del popolo palestinese. Il blocco quasi totale della Striscia di Gaza continua ad avere gravi conseguenze sulla popolazione civile, riducendo drasticamente la disponibilità dei prodotti di base e pregiudicando gravemente l’erogazione dei servizi essenziali. L’UE ha continuato a manifestare gravi preoccupazioni a Israele per quanto concerne i diritti umani in occasione delle pertinenti riunioni di dialogo politico. Il rafforzamento del dialogo sui diritti umani tra l’UE e Israele e una componente essenziale del processo di sviluppo delle relazioni UE-Israele. L’UE intende creare, nel quadro dell’accordo di associazione, un sottocomitato sui diritti umani, destinato a sostituire l’attuale gruppo di lavoro informale. Inoltre, il secondo seminario bilaterale sulla lotta contro il razzismo, la xenofobia e l’antisemitismo, tenutosi nel gennaio 2008 ha offerto una buona opportunità per trattare questioni di interesse comune.

 

  • · L’Afghanistan continua ad essere una delle massime priorità a lungo termine dell’Unione europea. Particolare attenzione e stata prestata alla violazione dei diritti umani in relazione alla violenza contro i civili, in particolare i diritti delle donne e dei bambini nonché all’abolizione della pena di morte e all’eliminazione della tortura. In generale, l’UE resta determinata a collaborare con il governo afghano per rafforzare le istituzioni e i meccanismi in materia di diritti umani. L’UE ha continuato a esortare l’attuazione del piano d’azione provvisorio in materia di giustizia. Ha inoltre proseguito a incoraggiare il governo dell’Afghanistan a promuovere la liberta dei mass media.

 

  • · In Turchia i diritti delle persone appartenenti a minoranze sono garantiti solo ad alcune minoranze non musulmane contemplate dal trattato di Losanna del 1923. La Turchia non ha né firmato né ratificato la convenzione quadro per la protezione delle minoranze nazionali.

 

  • · Nel giugno 2008, il Consiglio ha invitato il governo di Cuba a migliorare in maniera effettiva la situazione dei diritti umani mediante, tra l’altro, la liberazione incondizionata di tutti i prigionieri politici, compresi quelli detenuti e condannati nel 2003. Ha altresì esortato il governo cubano a facilitare l’accesso delle organizzazioni umanitarie internazionali alle prigioni cubane. Nel prorogare la posizione comune relativa a Cuba, il Consiglio ha confermato il duplice approccio secondo cui l’UE continua il dialogo sui diritti umani con il governo e con la società civile pacifica. L’UE ha inoltre lanciato un nuovo appello affinché il Governo cubano accordi la liberta di informazione e di espressione, compreso l’accesso all’internet, e lo ha invitato a cooperare in questo settore.

 

Tra le situazioni più gravi, la relazione segnala inoltre: la Repubblica democratica del Congo, dove la violenza sessuale di massa è utilizzata come arma di guerra; il Darfur, dove la comunità internazionale si sta sforzando di porre fine agli atti di brutalità inflitti alla popolazione civile; il Myanmar, che e stato teatro di una brutale repressione nel settembre 2007 e le cui autorità non hanno risposto in modo adeguato alla catastrofe umanitaria causata dal ciclone Nargis; lo Sri Lanka dove la popolazione civile è la vittima principale degli scontri tra autorità e movimenti separatisti.

L’ESAME DEL PARLAMENTO EUROPEO

La relazione annuale per il 2008 – che è stata illustrata dalla Commissione e dal Consiglio al Parlamento europeo riunito in sessione plenaria il 17 dicembre 2008 – è attualmente all’esame della Commissione affari esteri. Il 17 dicembre 2008 il relatore Raimon Obiols i Germà (PSE) ha presentato un progetto di relazione che sottolinea l’esigenza di adottare una strategia per paese in materia di diritti umani o almeno di inserire un capitolo sui diritti umani nei documenti strategici per paese; ribadisce l’invito ad introdurre una valutazione periodica regolare dell’uso e dei risultati delle politiche, degli strumenti e delle iniziative dell’Unione europea in materia di diritti umani nei paesi terzi; a tal fine invita il Consiglio e la Commissione a elaborare indici e obiettivi di riferimento specifici e quantificabili per misurare l’efficacia di dette politiche; chiede nuovamente al Consiglio e alla Commissione di individuare i “paesi che destano particolare preoccupazione” in ragione delle particolari difficoltà che vi si incontrano nella difesa dei diritti umani e, a tal fine, di mettere a punto criteri con i quali misurare i paesi con riferimento al rispetto dei diritti umani, consentendo in tal modo di stabilire priorità politiche specifiche; ritiene che, nonostante i ritardi nella ratifica finale del trattato di Lisbona, i preparativi per la creazione del nuovo Servizio europeo per l’azione esterna debbano essere utilizzati in modo proattivo per armonizzare gli approcci delle missioni degli Stati membri e della Commissione all’estero nel campo dei diritti umani, mediante la condivisione di strutture e di personale in modo da creare delle vere “ambasciate dell’Unione europea”.

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