Tratto da il Corriere della Sera del 5 dicembre 2011
Secondo le stime, l’introduzione del sistema di calcolo contributivo pro-rata, porterebbe un perdita che potrebbe arrivare al massimo al 2-3%. Gli interessati non sono molti, anche perché l’effetto annuncio circa possibili modifiche alle regole previdenziali ha indotto molti a andarsene appena possibile. E quelli rimasti sul posto di lavoro non avranno penalizzazioni assimilabili a quelle che avranno le nuove generazioni che dovranno fare i conti con il calcolo interamente contributivo.
Le stime parlano di una riduzione dell’assegno finale intorno ad un punto percentuale per ogni anno di contributivo. In sostanza tanto più sarà vicina la pensione e tanto più alta sarà l’età, meno perderà. Qualche esempio. Un impiegato, con uno stipendio di 30 mila euro, con 35 anni di lavoro alle spalle che decide di mollare tra 5 anni all’età di 62, con il passaggio al contributivo perderà all’incirca un 7%. Perdita che scende al 3-4%, se la sua anzianità al 31 dicembre del 2011 anziché di 35 anni è di 37 anni. Per il funzionario con 70 mila euro di stipendio, invece, il taglio dell’assegno mensile si ridurrebbe sensibilmente. Questo perché il vantaggio del conteggio retributivo, si attenua man mano che la retribuzione pensionabile sale. Infatti, al sopra del cosiddetto «tetto» (oggi pari a 43.042 euro), l’aliquota di rendimento del 2%, per ogni anno di contributi, si assottiglia sino a raggiungere l’1%, per la parte di retribuzione pensionabile eccedente gli 81.780 euro.
D.Co.