«Dopo aver recuperato nel 2010 una frazione di quanto perduto nel 2008-2009, l’Italia è tornata in una fase di acuta recessione, che proseguirà anche per una parte del prossimo anno».Così il vicepresidente di Confindustria, Aurelio Regina, giudica il quadro congiunturale dell’economia italiana, definendolo «molto preoccupante».
«L’Italia – ha detto in un’audizione in Senato sul dl sviluppo – è tornata in una fase di acuta recessione, che proseguirà anche per una parte del prossimo anno».
Decreto legge sulla crescita passo in avanti
Quanto al decreto legge sulla crescita contiene misure «utili per la crescita e il sostegno delle Pmi». Molte misure, senza essere «decisive» tuttavia «rappresentano senza dubbio un passo avanti». Per Regina «quello che manca, in un momento così drammatico, è la capacità di incidere in modo diretto, e in tempi rapidi, sulla ripresa delle attività economiche».
Per questo «occorre rafforzare alcune misure, ampliare l’impianto del provvedimento a ulteriori interventi e apportare i correttivi necessari a potenziare quelli già presenti nel testo. Per giungere a questo risultato riteniamo quindi decisivo il ruolo del Parlamento e il suo apporto durante l’iter di conversione».
I punti contestati
Secondo Regina la nuova regolamentazione delle relazioni commerciali nel settore agricolo e alimentare «va ripensata per contenere gli effetti negativi sulla tenuta della filiera e ricondurre la disciplina alle sue finalità originarie, vale a dire di strumento utile a contrastare situazioni di squilibrio negoziale.Per rendere competitive le imprese e’ necessario anche rimuovere alcuni oneri regolamentari ingiustificati introdotti da recenti provvedimenti».
In questo senso, sul fronte della responsabilità solidale in materia di appalti, «nonostante i recenti, positivi chiarimenti giunti dall’Agenzia delle Entrate, sarebbe opportuno un intervento normativo che risolva definitivamente le questioni aperte».
Il terzo prrovedimento contestato da Confindustria «è l’ennesimo intervento sulla disciplina delle prescrizioni mediche, che, creando un vero e proprio mercato protetto in favore dei medicinali generici, finisce per penalizzare le imprese del settore farmaceutico che maggiormente investono in ricerca, puntando sulla qualita’ dei propri prodotti e sull’innovazione».
Sono, sintetizza Regina, «aspetti importanti per l’operatività quotidiana delle imprese e, spesso, per la stessa sopravvivenza di interi comparti. Auspichiamo quindi che possano trovare spazio in sede di conversione del decreto».
Via soglia di 500 milioni per la fruizione del credito d’imposta
Un «fattore centrale» per la competitività e la crescita sono gli investimenti in infrastrutture e «per questo riteniamo che il punto più qualificante del decreto sia il riconoscimento di un credito d’imposta per la realizzazione di nuove opere pubbliche». Ma per Regina sarebbe «assai opportuno, e praticabile sul piano finanziario, eliminare la soglia di 500 milioni e ampliare così la quantità di investimenti aggiuntivi indotti dall’incentivo. Solo in questo modo il nuovo credito d’imposta diverrebbe uno strumento davvero utile a rilanciare l’economia». Regina riporta che, secondo le stime del Centro studi, «il credito d’imposta non comporta effetti negativi sulla finanza pubblica, ma anzi, in assenza del limite quantitativo», determinerebbe «un impatto positivo sui saldi di finanza pubblica di circa 560 milioni di euro alla fine del quarto anno di applicazione». Sempre secondo le stime del Centro Studi, «l’eliminazione della soglia di 500 milioni per la fruizione del credito d’imposta potrebbe aumentare gli attuali investimenti in partenariato pubblico- privato di circa 2,5 miliardi di euro l’anno, che, aggiunti a quelli attualmente stimati (circa 1,5 miliardi), potrebbero arrivare complessivamente a 4 miliardi al quarto anno di funzionamento del credito d’imposta». In questo modo determinando, sempre al quarto anno, «uno scostamento positivo del Pil, stimato allo 0,43%».