I nuovi poveri? Cinquant’anni, ex professionisti, capi d’azienda e piccoli artigiani che hanno perso il lavoro

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Cresce la disoccupazione in Italia, lo dice l’Istat, crescono i poveri, lo dicono osservatori e rapporti provenienti dai più disparati istituti di ricerca, cresce chi col lavoro perde tutto, anche la casa e il diritto di esistere. I nuovi poveri, quelli buttati in mezzo alla strada dalla crisi, senza nemmeno il paracadute di una famiglia che possa dare una mano, oggi sono ex manager, imprenditori e piccoli artigiani: tutti con un fallimento lavorativo e di vita alle spalle.

Mai come in questo 2012 di crisi il detto dalle ‘stelle alle stalle’ ha avuto più significato per questi ex professionisti, ex capi d’azienda (magari anche piccola), questi artigiani con il pallino degli affari che nel giro di pochi anni si sono trovati sprofondati nella miseria. Dal lusso delle case da rivista di architettura, alla stazione centrale dei treni di qualche città. Magari non la loro: perché a 50 anni (età media di queste persone) è ‘vergognoso’ avere perso tutto e non trovare una possibilità di riscatto in un nuovo impiego.

A inquadrare questo che ormai non è più un fenomeno spot, ma un allarme sociale spalmato su tutta l’Italia, è Avvocato di Strada, una Onlus che nata a Bologna nel 2000 oggi conta 700 avvocati volontari che operano in 29 province. “Quando abbiamo iniziato – spiega uno dei due fondatori dell’associazione, Antonio Mumolo – aiutavamo per lo più persone che in strada c’erano per problemi psichici, di dipendenze da droga o alcol. Oggi lo scenario è cambiato: abbiamo a che fare con gente che ha perduto il lavoro e con esso tutto il resto”.

E non si pensi all’extracomunitario che fatica ad inserirsi nel tessuto sociale italiano (realtà che pure c’è e rappresenta il 70% degli assistiti da Avvocato di Strada), no: nel 2012 i poveri sono quelli che non hanno più un lavoro. Strozzati dai debiti, con la banca che ha pignorato la casa, senza una famiglia che possa dare ospitalità e sostegno. Pieni di vergogna, schivi, uomini abituati a tenere in mano le redini di un’azienda oggi impossibilitati a tenere in piedi la loro vita. Difficile aiutarli.

Come difficile è aiutare gli anziani, quelli che con la pensione minima non possono pagarsi l’affitto o, se ce la fanno, non hanno più un centesimo a disposizione per fare la spesa. “Sono tanti i pensionati che non arrivano alla fine del mese: si vergognano più di chiunque altro e accampano ogni tipo di scusa dicendo di non avere bisogno di nulla”, aggiunge Mumolo. Ma poi se ne stanno per giorni sotto la pensilina di un autobus e allora cedono si lasciano aiutare, con la testa bassa.

“Quelli che perdono la casa, non sono in tanti a saperlo – conclude il legale – perdono ogni diritto: senza una residenza non possono nemmeno ritirare la pensione, nemmeno cercare un lavoro”. Per questo esistono le vie fittizie, strade inesistenti che il comune crea in cui i senza dimora che ne fanno richiesta risultano ‘risiedere’. Sono le vie Senzatetto, Senzanome, Senzacasa che si leggono sulle loro carte di identità. Strade che non si trovano sugli stradari e che i navigatori non indicheranno mai: non esistono ma sono affollate di umanità.

 

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