Tratto da Famiglia Cristiana n.48 del 22 novembre 2011
Di Andrea Riccardi
Chi scrive ha accettato di partecipare al Governo Monti come ministro della Cooperazione internazionale e dell’integrazione.
Finora ho preferito lavorare da dentro la società italiana e nelle relazioni tra i popoli, tra Nord e Sud. Tuttavia, sino alla fine della legislatura corrente, ho accettato la proposta che mi è stata fatta. In un tempo di emergenza, ho sentito di dover dare il mio modesto contributo nel quadro di un Governo di responsabilità nazionale. Sono convinto che, nell’attuale situazione, non ci si possa tirare indietro. È una situazione di crisi del Paese, che tocca in profondità anche l’Unione europea e gli equilibri internazionali.
Ringrazio i lettori e la redazione di Famiglia Cristiana per le espressioni di simpatia che mi sono state rivolte. Avevo già deciso, prima di ricevere questo incarico, di parlare di integrazione e tengo fede a questo proposito. Penso sia una scelta opportuna, come confermano anche le notizie di cronaca. Nel giorno della formazione del nuovo Governo, 28 migranti sono giunti su un barcone a Cagliari, uno di essi è arrivato senza vita. Forse di origine algerina. Uno degli oltre 2 mila che hanno perso la vita nel tratto di mare tra l’Africa e l’Europa dall’inizio dell’anno, decine di migliaia nell’ultimo decennio.
È drammatica la lettura del volume Il grande viaggio di Gino Battaglia: storie di chi è riuscito ad attraversare il Mediterraneo e di chi non ce l’ha fatta. In un momento difficile è il caso di pensare agli immigrati? Non è necessario concentrarsi solo sugli italiani? L’Italia ha bisogno di una visione strategica, di cui l’integrazione degli immigrati è un capitolo importante. Penso soprattutto ai loro figli. Ha ben detto il presidente Napolitano, parlando ai “nuovi cittadini italiani”: «I nati in Italia ancora giuridicamente stranieri superano il mezzo milione e complessivamente i minori residenti in Italia sono quasi un milione… Senza questi ragazzi il nostro Paese sarebbe decisamente più vecchio e avrebbe minore capacità di sviluppo».
Infatti, la popolazione italiana è cresciuta grazie all’apporto degli immigrati. L’Italia ha un saldo naturale positivo (differenza tra nascite e decessi) dovuto ai nuovi nati figli di stranieri: sono 78.082 bambini, il 13,9% del totale dei nati in Italia. Gli stranieri ringiovaniscono il Paese. Un minorenne su cinque è straniero. Non è che un aspetto dell’apporto che gli immigrati danno all’Italia. L’economia beneficia della loro attività, tanto che il 70% di loro è cliente in un istituto di credito. Tre milionie 300 mila stranieri hanno presentato dichiarazione dei redditi.
Gli immigrati contribuiranno al futuro del nostro Paese in modo determinante. La loro storia è diversa da quella dei nati qui. L’integrazione è un passaggio importante, che va curato con attenzione. È una grande chance per il domani. Per tutti i cittadini italiani.