«Per l’Italia il pareggio bilancio resta fissato al 2013». Draghi: «Risultati tangibili». L’Eurogruppo apre al meccanismo anti-spread. Il premier: «Ottenuto ciò che volevamo, ma ora non chiederemo lo scudo»
L’accrdo è stato raggiunto nella notte tra giovedì 28 e venerdì 29 giugno: i leader europei hanno trovato un’intesa sulla ricapitalizzazione diretta delle banche e sul ruolo dei fondi salva-Stato. I leader dell’Eurogruppo «hanno aperto alla possibilità che i paesi virtuosi usino i fondi salva stati Esfs e Esm per riassicurare la stabilità sui mercati». Ad annunciarlo alle 4 del mattino di venerdì è stato il presidente del Consiglio Ue Herman Van Rompuy, che durante la conferenza stampa finale «ha parlato di un vertice difficile e fruttuoso, durante il quale è stato approvato un patto per la crescita e il lavoro in grado di mobilitare oltre 120 miliardi di euro».
Si tratta di una vittoria soprattutto per l’Italia e la Spagna, che avevano fatto fronte comune chiedendo all’Europa maggiore disponibilità ad andare incontro ai Paesi «virtuosi», che pur affrontando difficoltà recessive o di bilancio hanno adottato misure di risanamento e politiche per fare fronte alla crisi. E, per contro, un cedimento della Germania. Anche se la cancelliera tedesca Angela Merkel, che pure fonti tedesche avevano descritto come «irritatissima» con Rajoy, ma soprattutto con Monti, alla fine ha fatto buon viso a cattivo gioco: «Abbiamo ottenuto quello che volevamo e raggiunto buoni risultati sugli strumenti Esm ed Efsf, una buona base su cui lavorare».
MONTI: «PASSI AVANTI» – Anche il premier italiano Mario Monti ha detto parole analoghe: «Siamo soddisfatti, abbiamo ottenuto quello che volevamo». Ma nel caso dell’Italia si tratta di una posizione effettivamente corrispondente allo stato d’animo della delegazione di governo. «In questi due giorni abbiamo fatto importanti passi avanti – ha sottolineato il presidente del Consiglio -. Passi avanti che corrispondono molto a quelli che l’Italia da tempo sostiene: è stato adottato un patto per la crescita e l’occupazione che contiene importanti misure sia a livello nazionale che europeo». «Stiamo facendo anche un po’ d’azione di promozione presso altri Paesi – ha poi aggiunto il numero uno di Palazzo Chigi – dell’idea, per noi naturale ma non sempre considerata tale, tra sinergia tra disciplina di bilancio e misure per la crescita». «Siamo certi – ha evidenziato Monti – che questa visione pervada tutte le politiche economiche, anche quella francese che si era presentata, specie nel periodo elettorale, alla ribalta con accenti un po’ diversi».
«MA NOI NON LO CHIEDEREMO» – Il capo del governo ha poi ribadito che l’Italia non ha alcuna intenzione di chiedere la copertura dello scudo europeo appena sgravato. Almeno non per ora: «In futuro, qualora serva come forma di incoraggiamento per l’economia, non escludo che l’Italia possa chiederlo. Ma non adesso». Monti ha poi confermato che per l’Italia l’obiettivo del pareggio di bilancio resta fissato al 2013 e che al momento l’esecutivo non ritiene di dover mettere in cantiere manovre finanziarie aggiuntive. «La situazione dell’economia italiana è pesante – ha ammesso il premier – e non ho mai pensato di poterla trasformare in leggera in pochi mesi, anche perché il governo ha dovuto prima darsi strumenti e portare avanti provvedimenti, dalla riforma delle pensioni a quella del lavoro, che il sistema politico non era fino a quel momento riuscito a portare a termine».
LA SODDISFAZIONE DI DRAGHI E BARROSO- Soddisfatto del risultato si è detto il presidente della Banca centrale europea Mario Draghi: «Sono stati raggiunti risultati nel breve termine. La deroga dello status di creditore privilegiato per la Spagna è uno di questi risultati». Per il presidente della Commissione Jose Manuel Barroso il vertice ha rappresentato un passo verso un’autentica unione monetaria della Eurozona.
MERKEL FA BUON VISO – La cancelliera tedesca si dice dunque contenta del risultato. Nella conferenza stampa al termine del vertice, Angela Merkel ha definito l’appuntamento di Bruxelles «un successo su tutti i fronti, servito a stabilizzare i mercati». Poi però ha puntualizzato: «La mia posizione sugli eurobond non è cambiata». E quanto all’applicazione degli interventi salva-Stati e anti-spread ha detto di confidare in particolare nella Banca centrale europea: «Noi abbiamo grande fiducia nella Bce perché è un ente indipendente ed ha interesse ad avere delle banche sicure». Sulla linea di Merkel e di Draghi è anche il presidente francese Francois Hollande che ha parlato di «un buon vertice», in cui si è trovato «un accordo globale» con «misure che saranno rapidamente messe in opera». Ha accolto infine favorevolmente i progressi fatti dai leader europei la Casa Bianca, che ha parlato di mosse «incoraggianti».
LE MISURE ADOTTATE – Con l’approvazione dello scudo anti-spread, l’Italia spera di evitare «un lunedì nero» alla riapertura dei mercati: pur non dovendolo utilizzare subito, la sola esistenza dell’«ombrello» europeo mette il Paese in condizione di fronteggiare meglio i mercati e le loro speculazioni. Mentre con l’apertura sulla ricapitalizzazione diretta delle banche, la Spagna auspica di potere ricevere gli aiuti fino a 100 miliardi di euro per aiutare i suoi istituti di credito senza fare lievitare il debito pubblico. L’accordo «sarà implementato dall’Eurogruppo a brevissimo termine, entro il 9 luglio», quando saranno stabiliti i criteri di applicazione. I Paesi che rispettano il patto di stabilità e le raccomandazioni, è stato deciso, «non dovranno sottostare al monitoraggio della troika», ma dovranno continuare a rispettare gli impegni presi.
LA TRATTATIVA – L’Italia si è battuta durante la trattativa puntando i piedi e dicendosi determinata a non firmare, insieme alla Spagna, il patto sulla crescita qualora non fossero introdotte le misure per contenere lo spread. Giovedì sera van Rompuy parlando per la prima volta ai giornalisti aveva dovuto ammettere le difficoltà, pur smentendo «un veto italiano». Poi era stato il presidente francese François Hollande a chiarire, poche ore dopo, che i leader della Ue avevano trovato l’accordo sul patto per la crescita e l’occupazione, ma che Roma e Madrid avevano deciso di rinviare la loro firma.
Redazione, Corriere della Sera