Squinzi: impensabile un futuro senza un’Europa più coesa

Squinzi

Fiducia ai minimi, consumi che calano pesantemente: «La situazione è estremamente complessa, non so quando la crisi finirà, credo che nessuno oggi sia in grado di fare previsioni sensate: siamo fortunati se sarà nel 2014-1015».

Giorgio Squinzi non nasconde la preoccupazione per la fase che sta vivendo l’economia italiana. Ma inevitabilmente lo sguardo va all’Europa e al vertice Ue che si apre oggi: «Le decisioni saranno fondamentali per l’Europa e per il nostro futuro. Bisogna difendere l’euro ed andare verso gli Stati Uniti d’Europa. Questo vuol dire rinunciare ad una parte dell’identità nazionale, ma è una cosa che va fatta», ha detto ieri il presidente di Confindustria.

«Sono un europeista convinto, credo nell’Europa e che bisogna assolutamente mantenere la costruzione europea e difendere l’euro», è il pensiero di Squinzi, che ieri ha parlato all’assemblea dell’Anie e a quella degli industriali di Cuneo. «Non oso immaginare un futuro senza la creazione di un’Europa più unita e coesa, capace di competere sul mercato globale». E questo è un obiettivo per il futuro: «Sono terrorizzato da una eventuale uscita dall’euro». L’auspicio di Squinzi è che le posizioni della Cancelliera Angela Merkel vengano «ribaltate». Nelle dichiarazioni di questi giorni il presidente di Confindustria non ha visto «grandi segnali positivi». Comunque, ha aggiunto, «Monti interpreta molto bene l’atteggiamento vero del paese, dobbiamo credere tutti nell’Europa e fare in modo che questo si traduca in fatti concreti».

Proprio per sollecitare le istituzioni europee, tutte le organizzazioni imprenditoriali, Confindustria, Abi, Ania, Alleanza delle coop e Rete Imprese Italia, lunedì hanno inviato una lettera aperta a Josè Manuel Barroso e Herman Van Rompuy, numeri uno della Commissione e del Consiglio europeo, per sollecitare una serie di interventi su liquidità e crescita. Dal vertice Ue dovrà emerge una costruzione istituzionale europea che sostenga la moneta unica ma anche un’indicazione forte sulla crescita. «La recessione è generalizzata a livello europeo, in più per l’Italia gioca il fatto che ci siamo impegnati ad un rientro rapidissimo dal debito pubblico, forse oltre le nostre possibilità».

Bisogna reagire a questa situazione, molto negativa, come hanno dimostrato i dati Istat di questi giorni: «I dati sono la fotografia reale della situazione che stiamo vivendo in questi mesi, in cui i consumi sono scesi drammaticamente». Oggi, ha anticipato Squinzi, il Centro studi di Confindustria, nelle previsioni, confermerà il trend negativo. Come fare? «Bisogna stimolare innanzitutto i consumi e questo passa sicuramente attraverso un aumento dei salari». Quanto alle imprese, «dobbiamo continuare a batterci sui mercati mettendo in campo le nostre migliori energie e, in questa direzione, il connubio tra ricerca e innovazione è sicuramente fondamentale».

 

Nicoletta Picchio, Il Sole 24 Ore

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